Come l’attività fisica altera la nostra struttura biologica

Fare sport fa bene, questo è assodato, perché una sana attività fisica aiuta i muscoli a restare tonici, a mantenere il peso sotto controllo e anche perché  è un ottimo attivatore delle endorfine, sostanze prodotte dal nostro corpo in grado di indurre un piacevole stato di rilassamento.

Alcuni studiosi di Danimarca, Irlanda e Svezia sono però andati oltre, conducendo dei test su otto soggetti sani ma che conducono una vita abbastanza sedentaria. I ricercatori hanno effettuato agli uomini e alle donne che hanno partecipato allo studio biopsie muscolari prima e dopo un’ora di esercizio fisico a intensità moderata.

Confrontando i dati delle diverse serie di biopsie si è notato come l’esercizio fisico abbia alterato il DNA dei soggetti anche in pochissimi minuti. Naturalmente il codice genetico rimane invariato, ma la struttura e la chimica delle molecole di DNA presenti nelle cellule muscolari risultano diverse. L’attività fisica praticata dai partecipanti al test ha rimosso gruppi metilici prima presenti in posizioni specifiche sui geni. A quanto pare dunque la perdita di gruppi metilici dovuta allo sport aiuta il corpo a sintetizzare più facilmente proteine coinvolte nella demolizione dei grassi.

Il professor Juleen Zierath, docente di fisiologia clinica integrativa presso il Dipartimento di medicina molecolare e chirurgia del Karolinska Institutet, spiega che imuscoli sono molto plasmabili, e si adattano molto al nostro livello di attività fisica, quindi se non li utilizziamo regolarmente li perdiamo tramite processi interni come quello sopra descritto.

Naturalmente si era già a conoscenza del fatto che l’esercizio fisico portasse a cambiamenti muscolari, come ad esempio un più alto metabolismo degli zuccheri e dei grassi, ma la scoperta di questi studiosi si colloca cronologicamente prima di questi cambiamenti, poiché avviene già nel giro di alcuni minuti da quando si è iniziata l’attività fisica.

Dunque il movimento si rivela sempre di più una medicina per il corpo, come dimostra proprio l’articolo in questione pubblicato sul periodico Cell Metabolism.